Domande Frequenti

Perché a Lecce

È vero che Lecce è una piccola città e che non ha dunque le caratteristiche (e i problemi) di una città metropolitana come Parigi o Bologna, ma è ugualmente soffocata dal traffico sia per l’alto tasso di motorizzazione (71 auto ogni cento abitanti) sia per l’elevato numero di auto di pendolari e turisti che ogni giorno si riversano in città (90mila al giorno secondo i dati del Comune di Lecce).

A Lecce la velocità media nelle ore di punta, come è facile constatare, è ben al di sotto dei 30 km all’ora. Ciononostante, dal 2014 al 2023 nell’intero territorio comunale si sono registrati 40 morti e 4.158 feriti in 4.198 incidenti stradali e la media di 4 morti e quasi 416 feriti all’anno è sottostimata perché sono inclusi gli anni di lockdown. Tra il 2014 e il 2023 nel territorio comunale sono stati coinvolti negli incidenti 748 pedoni (8 morti e 696 feriti) e 454 ciclisti (3 morti e 411 feriti). È un prezzo troppo alto che la comunità non può permettersi di pagare.

Abbassare il limite a 30 (lasciando inalterato quello a 50 km/h sugli assi di scorrimento e sulla circonvallazione) eviterebbe semplicemente quei picchi di velocità che rendono le strade insicure e più inquinate, e renderebbe il traffico più fluido a una velocità costante. Con maggiore sicurezza sulle strade, si incoraggerebbe una parte dei cittadini a usare bici e piedi per gli spostamenti urbani decongestionando il traffico cittadino.

Infine c’è da sottolineare come buona parte degli spostamenti in ambito urbano spesso è sotto i 2 km e a Lecce l’indice di prossimità (DEDA NEXT) mostra che Lecce sarebbe già una “Città 15 minuti”, se fossero garantiti sempre percorsi ciclopedonali sicuri e un trasporto pubblico più efficiente, producendo così il risultato di una reale riduzione delle distanze (anche sociali), con comunità sempre più inclusive e accessibili. Lecce potrebbe diventare senza problemi un ambiente urbano in cui il cittadino è in grado di raggiungere, senza dover fare uso dell’auto, la maggior parte dei luoghi di suo interesse (lavoro, scuola, negozi e altri servizi) nel giro di un quarto d’ora, migliorando così la sua qualità della vita.

Se nelle grandi città i tempi di spostamento aumentano in misura minima (vedi sotto Mobilità > A 30 all’ora si allungano i tempi di percorrenza?) ancor più trascurabile è l’incremento in una piccola città come Lecce.

Sicurezza Stradale

E’ importante che tutti i limiti massimi di velocità vengano rispettati, ma questi devono essere adeguati alle situazioni: gli studi scientifici e i piani internazionali, europei e italiani di sicurezza stradale affermano in modo unanime che “dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e persone, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 km/h”. Purtroppo, quindi, far rispettare i 50 km/h non è sufficiente a ridurre incidenti, morti e feriti gravi nelle strade delle città, dove convivono persone e mezzi a motore, come nelle aree densamente popolate di Lecce dove il Comune ha già stabilito un limite più basso. Questo per un semplice motivo fisico: una persona investita da un’auto che viaggia a 50 km/h ha 8 probabilità su 10 di perdere la vita (è come precipitare dal 3° piano di un palazzo); se l’auto procede a 30 km/h, invece, la probabilità scende a 1 volta su 10 (è come cadere dal 1° piano). Rispetto ai 50 km/h, dunque, in caso di investimento di persone i 30 km/h possono fare letteralmente la differenza fra la vita e la morte; e, anche in caso di scontro, producono comunque danni molto meno gravi all’incolumità dei guidatori stessi e ai veicoli. I 30 km/h, oltre a renderli meno gravi, aumentano anche le possibilità di evitare gli incidenti: a velocità più bassa, infatti, i guidatori hanno una visuale più ampia, tempi di reazione ridotti e riescono a frenare e fermarsi in meno della metà dello spazio necessario a 50 km/h.

Partiamo da tre dati (ISTAT):

  1. il 73% degli incidenti stradali in Italia avviene dentro le città
  2. l’80% delle vittime negli incidenti in città sono pedoni, ciclisti e motociclisti
  3. la velocità è la prima causa in assoluto degli incidenti più gravi, quelli mortali, in città.

Ecco in sintesi perché abbiamo bisogno della Città 30, cioè di abbassare la velocità massima sulle strade urbane, a tutela prima di tutto degli utenti vulnerabili. Meno velocità significa ridurre sia la probabilità, sia la gravità degli incidenti stradali.

Andando più piano avvengono prima di tutto meno incidenti, perché chi guida ha un campo visuale più ampio sulla strada, ha più tempo per reagire agli imprevisti e lo spazio di frenata è dimezzato. Anche quando non si riescono ad evitare, comunque andando più piano ci sono incidenti meno gravi, perché la velocità più bassa riduce gli effetti dello scontro tra veicoli o dell’investimento di una persona: quello che sarebbe stato mortale diventa un incidente con feriti, quello che avrebbe causato lesioni permanenti diventa un incidente con feriti più lievi, ad esempio.

A 30 km/h la probabilità di incidente mortale per chi è a piedi o in bicicletta diminuisce enormemente. Facciamo un esempio. Per una persona essere investita da un’auto a 30 all’ora equivale a cadere dal primo piano: 9 volte su 10 ti salvi. Mentre essere investita da un’auto a 50 km/h e oltre equivale a precipitare dal terzo piano: 8 volte su 10 non sopravvivi.
Moderare la velocità proprio nelle strade cittadine è la via per tutelare tutta la comunità, salvare vite umane, ridurre le lesioni e la loro gravità.

Anche quando guidi un’auto, un impatto a 30 anziché a 50 km/h riduce notevolmente la probabilità di ferite gravi o fatali, oltre a limitare i danni all’auto stessa.

Inoltre, guidando a 30 km/h hai più tempo per rispondere a eventuali eventi e ostacoli imprevisti sulla strada, hai una visuale più più ampia sull’ambiente stradale e ti serve meno della metà dello spazio per fermare l’auto, riuscendo così a evitare proprio alcuni incidenti, ad esempio gli investimenti di pedoni sulle strisce, o addirittura sui marciapiedi, che sono una delle circostanze più ricorrenti in città.

La conferma concreta dell’efficacia dei 30 km/h arriva dalle tante città nel mondo che hanno già scelto di applicare questo nuovo standard. I risultati noti sono infatti in modo ricorrente:

  • meno incidenti
  • minore gravità degli incidenti (meno morti e meno feriti gravi)
  • meno utenti vulnerabili coinvolti, deceduti o feriti.

Perché la stragrande parte delle strade urbane è potenzialmente un luogo sensibile.

Nelle città, infatti, le persone vivono, lavorano, giocano, fanno commissioni, ecc., per cui le strade vedono la presenza a distanza molto ravvicinata di veicoli pesanti e veloci (come auto, moto, furgoni, etc.) e di persone a piedi o in bici, che percorrono e attraversano la strada.

Anche considerando solo gli attrattori più sensibili, a pensarci bene in moltissime strade di Modena – comprese le radiali più urbane – ci sono scuole, ospedali, case di cura e della salute, studi medici, farmacie, mercati, negozi di vicinato, parchi e giardini, luoghi di culto, impianti sportivi, ecc., frequentati tipicamente da utenti vulnerabili (pedoni, ciclisti, bambini/e, persone anziane o con disabilità).

Inoltre, i 30 km/h applicati in maniera estesa alle aree più densamente popolate rendono più sicure tutte le persone non solo vicino a questi specifici punti, ma anche lungo il percorso, da quando escono di casa a quando raggiungono il luogo di destinazione. Per fare un esempio, se i 30 km/h fossero solo davanti alle scuole, non proteggerebbero i/le bambini/e e i/le ragazzi/e in tutto il tragitto casa-scuola, né per gli spostamenti extrascolastici per andare a fare sport, musica, ecc.

Il limite di 30 km/h è stato universalmente identificato a livello internazionale come la velocità standard giusta per le strade urbane, per avere miglioramenti in termini sia di sicurezza stradale, sia di riduzione della congestione veicolare.

A 30 all’ora diminuiscono la quantità e la gravità degli incidenti, a vantaggio di tutti con qualsiasi mezzo di trasporto si spostino, e il traffico in città diventa più fluido ed efficiente, a beneficio di chi guida mezzi a motore.

I 30 km/h sono in sostanza una velocità che, in ambito urbano, consente di tenere insieme e in equilibrio il fondamentale diritto alla sicurezza di tutte le persone e le giuste esigenze di mobilità di persone e merci.

Un limite ancora più basso, di 20 o 10 km/h, può essere utile e viene in effetti applicato anche nelle altre città europee in situazioni specifiche di particolare pericolosità, oppure dove c’è una commistione di utenti motorizzati, persone a piedi e in bici direttamente sulla carreggiata. Pensiamo, ad esempio, alle strade residenziali in cui non c’è il marciapiede, alle aree pedonali per i veicoli eccezionalmente autorizzati ad entrare, alle strade davanti alle scuole o a priorità ciclabile.

In media chi utilizza una bicicletta a semplice propulsione muscolare in città tiene una velocità di crociera attorno ai 15-20 km/h; mentre le biciclette a pedalata assistita hanno un blocco di fabbrica a velocità massima di 25 km/h e i monopattini a 20 km/h. Sono quindi tutti mezzi adatti e conformi in modo naturale alla Città 30, ovviamente a condizione che rispettino le regole del codice e gli altri utenti della strada.

Quando ci sembra che “sfreccino”, può essere perché sono veicoli nuovi a cui non eravamo abituati sulla strada, ma in realtà sono più leggeri e meno veloci di auto e moto.

Naturalmente anche questi mezzi devono rispettare tutte le regole di circolazione, non mettere in pericolo i pedoni, i bambini/e e le persone anziane o con disabilità, e moderare la velocità quando previsto dal codice della strada. La Polizia Locale ha il mandato di accertare le infrazioni di tutti gli utenti della strada.

Diverso è il caso di monopattini che superano i 20 km/h o di (apparenti) biciclette elettriche che funzionano anche senza pedalare: qui siamo di fronte a veicoli truccati, multabili e sequestrabili a norma di legge.

Invece, con un limite di velocità a 30 km/h, che si applica anche a loro, può accadere che alcune persone in bicicletta, più esperte e prestanti, viaggino attorno a quella velocità, come i veicoli a motore, provocando una sensazione a cui non eravamo finora abituati. E’ difficile che riescano fisicamente a superarla, in ogni caso anche “i ciclisti” sono tenuti a rispettare il limite di 30 km/h.

E’ più probabile invece che la percezione, a bordo di un’auto, di essere superati dalle bici derivi non dai picchi di velocità, ma dalla velocità media: con gli ostacoli e le code che rallentano il traffico in città, è facile in auto possa accadere di essere superati da persone in bici che procedono sulle piste e corsie ciclabili invece libere a lato della strada, o di ritrovarsi appaiati al semaforo successivo.

In base ai dati ufficiali ISTAT, è vero che la distrazione alla guida è la prima causa di incidenti stradali, considerando qualsiasi tipologia di strada e di incidente.

Ma, siccome si sta parlando del provvedimento Città 30, dobbiamo considerare che la velocità:

  • è la terza causa degli incidenti stradali nelle città, un dato molto alto essendo su circa 15 circostanze individuate a livello statistico;
  • soprattutto, è la prima causa in assoluto degli incidenti più gravi, quelli con esito mortale, sulle strade urbane.

Secondo gli studi dell’Oms, la massima istituzione mondiale che protegge la salute delle persone, la velocità provoca almeno un terzo degli incidenti stradali ed è un fattore aggravante in quasi tutti gli incidenti, anche se dovuti ad altre cause.

La velocità, dunque, conta sempre:

  • o in quanto causa diretta, in particolare è la prima causa degli incidenti letali sulle strade delle città;
  • o perché, in ogni caso, se è bassa consente di ridurre i danni e viceversa se è alta rende più gravi gli effetti degli altri comportamenti pericolosi, come distrazione alla guida, mancate precedenze, sorpassi irregolari, distanza di sicurezza non rispettata, ecc.

Gli incidenti stradali possono essere causati da una combinazione di fattori, ma secondo i dati ISTAT la prima causa in assoluto degli incidenti più gravi, quelli mortali, nelle strade delle città italiane è la velocità, pari al 23%.

La guida in stato di ebbrezza alcolica e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti sono comportamenti pericolosi, odiosi e sanzionati anche penalmente e sul totale degli incidenti stradali in Italia, sempre secondo i dati ISTAT, hanno un’incidenza rispettivamente del 4,4% e dell’1,4%.

La velocità, inoltre, aumenta non solo la probabilità ma anche la gravità degli incidenti, anche quando provocati da altre cause, come la distrazione o la guida in condizioni psicofisiche alterate. Maggiore è la velocità, maggiori infatti sono le possibili lesioni gravi o fatali in caso di collisione. Per esempio, a parità di guida distratta o alterata, ovviamente vietata e da evitare assolutamente, a 30 km/h c’è più probabilità di mantenere il controllo dell’auto ed evitare l’impatto che a 50 km/h.

In definitiva, la velocità è sia causa primaria che “concausa” o fattore di aggravamento degli incidenti, e per questo è molto importante che sia quella ‘giusta’, come i 30 km/h in città.

Un focus interessante è quello sui giovani. Analizzando i dati rilasciati dalla Polizia stradale sulle “circostanze contestate a conducenti di età compresa tra i 18-24 anni” nel periodo da gennaio a maggio 2023, emergono in ordine di frequenza delle cause: la distrazione (31,2%), la velocità (28,8%), la distanza di sicurezza (12,1%) e infine l’alterazione psicofisica dovuta ad alcool, droga, malore e sonno (5,7%).

Un’adeguata e costante manutenzione delle pavimentazioni delle strade e dei marciapiedi è naturalmente importante per la sicurezza e anche il comfort della circolazione veicolare, ciclabile e pedonale, oltre che per il decoro della città.

Tuttavia, dal punto di vista della sicurezza stradale, va considerato che – in base ai dati della Polizia stradale – solo il 6,7% degli incidenti stradali che avvengono in Italia è dovuto al carente stato manutentivo delle strade interessate o dei veicoli coinvolti negli incidenti.

Ben il 93,3% degli incidenti stradali è causato invece dal fattore umano, cioè da violazioni delle norme di comportamento stabilite dal codice della strada (di questi, secondo ISTAT, il 94% è attribuibile ai conducenti dei veicoli a motore, per la semplice ragione fisica che veicoli più grandi, pesanti e veloci possono causare i maggiori danni in caso di collisione).

Sì, siamo d’accordo.

Per questo, nella nostra petizione chiediamo di fissare al 1° gennaio 2026 la realizzazione di “Lecce Città30”, estendendo il limite di velocità dei 30 Km/h a tutte le strade locali urbane e di quartiere, con la sola eccezione degli assi di scorrimento urbano, adottando nel contempo e progressivamente una serie di misure collaterali, di seguito indicate: 

  1. procedere all’installazione della segnaletica orizzontale e verticale e alla modifica di sezioni e piani stradali per adeguare le zone a moderazione di traffico, rendendole più riconoscibili, sicure, accoglienti e condivise;
  2. progettare una efficace campagna di promozione e comunicazione, per valorizzare gli effetti positivi di Lecce30;
  3. istituire nuove zone 30 in centro e nei quartieri
  4. realizzare entro il 2025 strade scolastiche anche orarie davanti a tutte le scuole di Lecce, inclusi i servizi educativi 0-6;
  5. incentivare e potenziare il Trasporto Pubblico Locale;
  6. implementare e adeguare gli strumenti di pianificazione urbanistica esistenti, facendo sì che la città 30 diventi parte della cultura organizzativa del Comune;
  7. elaborare un piano sistematico di attività di prevenzione e controllo delle violazioni dei limiti di velocità in ambito urbano, mediante campagne di informazione, dispositivi di controllo e il presidio della Polizia Urbana;
  8. attivare effettive forme di partecipazione diffusa dei cittadini sulle conseguenti scelte di rigenerazione delle funzioni delle strade dei loro quartieri.
 

La Città 30 nella nostra visione è dunque molto più di una semplice regola di velocità segnalata con i cartelli stradali.

E’ un progetto di cambiamento culturale, tramite campagne di comunicazione ed educazione e il coinvolgimento e il dialogo con tutte le persone per sensibilizzarle a comportamenti più sicuri e responsabili sulla strada.

E’ un progetto di cambiamento fisico dello spazio urbano, mediante interventi di ridisegno delle strade nei quartieri della città, per dare più spazio alle persone e per aumentare la loro sicurezza rallentando la velocità dei veicoli.

Le tecnologie di sicurezza attiva e passiva dei veicoli a motore che stanno progredendo possono senz’altro migliorare la sicurezza per i conducenti e gli altri utenti della strada, ma non sono di per sé sufficienti e risolutive.

Basta guardare i trend di incidentalità contenuti nel PNSS (Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale): in dieci anni in Italia, i morti e i feriti fra i conducenti di auto, moto e camion si sono ridotti fra il 23% e il 32%; nello stesso periodo, invece, i pedoni e i ciclisti deceduti sono calati rispettivamente solo del 14% e del 5%, i feriti in bici sono aumentati e i feriti a piedi sono rimasti stabili.

Non a caso, tutti i più importanti piani di sicurezza stradale si basano sull’approccio chiamato “Safe System”, che prevede un mix di cinque azioni necessarieveicoli più sicuri è solo una, a cui si aggiungono velocità più sicurestrade più sicurecomportamenti più sicuri degli utenti, gestione più efficiente del post-incidente.

Lo stesso PNSS citato evidenza i rischi addizionali che le tecnologie legate all’automazione e alla connettività possono introdurre: presenza di guasti ai sensori, segnali distorti, errori di software, compensazione del rischio per i conducenti di veicoli a guida non autonoma, nuovi rischi per gli utenti non motorizzati, ecc.

Non ci sono prove che suggeriscano che viaggiare a 30 km/h diminuisca l’attenzione e la concentrazione dei guidatori o aumenti gli incidenti.

Ci sono ormai molte città dove sono in vigore da tempo limiti di velocità di 30 km/h (o 20 mph) e non ci sono evidenze che gli incidenti siano aumentati a causa della riduzione della velocità. Al contrario i dati provenienti da tutto il mondo sono molto chiari: velocità inferiori salvano vite umane.

D’altra parte, quanto più un veicolo va veloce, tanto più è probabile che si verifichi un incidente (perché il conducente ha meno tempo per reagire, fermarsi ed evitarlo) e tanto più gravi sono le lesioni alle persone e il danno alle cose (in proporzione all’impatto).

Una velocità più bassa può aiutarti al contrario ad avere maggiore attenzione e consapevolezza quando sei alla guida, perché hai più percezione dell’ambiente che ti circonda e un maggiore controllo del veicolo. A 30 chilometri orari, ad esempio, hai una visuale più ampia della strada e più tempo per reagire agli imprevisti, come un/una bambino/a o una persona anziana che attraversano all’improvviso.

Va tuttavia ricordato che è responsabilità di tutti noi evitare comportamenti scorretti come l’uso del cellulare in auto, indipendentemente dalla velocità a cui stiamo guidando.

I primi tempi sarai portato/a a controllare più spesso la velocità, è normale: si tratta di cambiare un’abitudine.

Nessun guidatore d’altra parte nasce con una velocità preimpostata nei piedi: è stato così anche quando, prendendo la patente, abbiamo dovuto imparare a rispettare i 50 km/h in città. Ora ci stiamo tutti abituando a un nuovo standard a 30 km/h e soprattutto a uno stile di guida più tranquillo e fluido.

All’inizio per abituarsi, può essere utile avere in mente l’obiettivo di tenere una velocità costante e frenare il meno possibile, anziché di accelerare e frenare come tipicamente abbiamo fatto finora con gli stop-and-go tipici della guida a 50 km/h.

Tuttavia non sarà necessario continuare a lungo a guardare il tachimetro! Via via riusciremo a rispettare in modo sempre più naturale e automatico i 30 km/h, come hanno già fatto le persone alla guida di tante altre città nel mondo.

Un po’ perché all’inizio la segnaletica verticale, quella orizzontale (i bolloni) e gli stendardi stradali ci ricorderanno di frequente di non superare questa velocità massima.
Un po’ perché ci abitueremo alla nuova andatura, prendendo anche confidenza con le marce giuste da usare in base alle caratteristiche della propria auto.
Un po’ perché saremo dentro un traffico che procede alla stessa velocità, per cui basterà inserirsi e stare nel flusso.
Un po’ perché progressivamente cambierà l’assetto delle strade, con molti interventi, come carreggiate più strette e nuovi dossi e dissuasori, che porteranno a percorrerle in modo naturale a velocità moderata, oltre a renderle più sicure.

Certamente. Per una buona e sicura convivenza in strada, tutte le persone sono tenute a rispettare le regole di circolazione, che si muovano a piedi, in bici, in monopattino, in auto, in moto, in furgone/camion, guidando un taxi o un bus.

D’altra parte, ciascuno/a di noi non appartiene a un’unica categoria, ma, a seconda del momento della giornata, dell’anno o della vita, è a volte un “automobilista”, a volte un “ciclista”, e così via. E in ogni caso “siamo tutti pedoni”, i più vulnerabili: per cui, quando siamo alla guida di un mezzo di trasporto, rispettare le regole significa rispettare noi stessi!

Non ci sono soggetti esenti. Anche quando siamo a piedi, in bici o in monopattino dobbiamo seguire le regole di comportamento previste dal codice della strada. La Polizia Locale ha il mandato di accertare le infrazioni di tutti gli utenti della strada.

Nello stesso tempo, tutti gli utenti della strada devono anche essere consapevoli che quanto maggiori sono la dimensione, il peso e la velocità del mezzo che guidano, tanto maggiore è il rischio di arrecare un danno, che può arrivare fino alla morte, alle persone a piedi o alla guida di altri mezzi, soprattutto se più leggeri, e quindi maggiore è l’attenzione e responsabilità da impiegare in strada.

Questo è un principio della “fisica dei corpi”, purtroppo confermato anche dalle statistiche: solo per fare un esempio, nel 2021 in tutta l’Unione Europea 2.328 pedoni hanno perso la vita in uno scontro stradale con un’automobile, 29 pedoni in collisione con una bicicletta.

Le corsie ciclabili, semplici e per doppio senso ciclabile, sono strumenti nuovi introdotti nel codice della strada solo dal 2020, per cui è comprensibile che possano essere ancora poco compresi o ritenuti pericolosi. In realtà, tutte le analoghe esperienze europee consentono di affermare che la sicurezza non solo non peggiora, ma anzi migliora.

Le corsie ciclabili si basano sul principio della condivisione della strada, che funziona in modo sicuro soprattutto se c’è una bassa differenza di velocità tra i veicoli a motore e le biciclette: per questo la loro applicazione è particolarmente agevolata dal limite massimo di 30 km/h.

Le corsie ciclabili aumentano la sicurezza perché segnalano uno spazio dedicato alla circolazione delle biciclette nella strada, in modo che possa essere ben visibile, riconoscibile e rispettato anche dalle persone alla guida delle auto.

Si trovano sul lato destro della carreggiata, dove comunque le biciclette passerebbero in modo naturale e sono tenute a stare in base al codice della strada: perciò, dando evidenza a quella fascia, le corsie ciclabili non possono certo peggiorare la sicurezza rispetto a una situazione precedente, priva di ogni segnaletica, in cui le bici transitavano comunque lì.

Certo, sono realizzate in semplice segnaletica orizzontale, ma questo a pensarci vale anche per le strisce pedonali, la linea di mezzeria, ecc.: l’eventuale insicurezza dipende dalla loro violazione (transito o sosta sopra la ciclabile o mancata precedenza sulle strisce, ad esempio), non certo dal fatto in sé che siano semplici strisce per terra.

Anche le corsie in senso opposto a quello unico degli altri veicoli (il cosiddetto “doppio senso ciclabile”), aumentano la sicurezza: rendono palese il percorso destinato alle bici, favoriscono il contatto visivo diretto tra ciclista e automobilista, riducono l’ampiezza della carreggiata abbassando così la velocità.

Mobilità

In una città fatta di zone 30, i 50 km/h rimangono la normalità, eccetto alcune zone a 30 km/h create in modo circoscritto. Nella Città 30, invece, i 30 km/h diventano la velocità più diffusa, eccetto gli assi di scorrimento che restano a 50 km/h. Questo ribaltamento di prospettiva è la principale differenza tra zone 30 e Città 30, con effetti positivi importanti.

Applicare in modo diffuso i 30 km/h in città non è solo essenziale per aumentare la sicurezza stradale, ma, grazie alla maggiore omogeneità della regola e all’entrata in vigore in modo complessivo in tutta la città a una certa data, questo favorisce anche una maggiore conoscenza e un maggiore rispetto reale del limite stesso, in confronto alle singole zone 30.

Per le stesse ragioni, la Città 30 aiuta anche i guidatori a comprendere e abituarsi al cambiamento, e rende più semplice e intuitivo per loro procedere entro la velocità massima consentita. Anziché dover chiedersi quali sono tutte le strade a 30 km/h e dover frenare ogni volta che si entra in una singola zona 30, infatti, nella Città 30, viceversa, è sufficiente memorizzare le principali strade a 50 km/h e sapere di poter accelerare rispetto alla velocità ordinaria quando si percorre una di quelle.

Molto spesso, una presenza significativa di zone 30, in ogni caso, è un ottimo punto di partenza per la trasformazione verso la Città 30. 

Sì, il codice della strada prevede che i 50 km/h siano il limite di velocità ordinario sulle strade urbane, ma dà anche la possibilità ai Comuni di abbassarlo in determinate strade, quando risulta necessario per garantire la sicurezza della circolazione e la tutela della vita umana.

No, il cambiamento della Città 30 interessa tipicamente la maggior parte delle strade urbane, ma non tutte.

L’abbassamento del limite di velocità da 50 km/h a 30 km/h non comporta un aumento dei tempi di percorrenza: sono stati fatti molti studi (ad esempio a Londra) e raccolti dati reali (come nel caso di Bruxelles Città 30) sui tempi di percorrenza a quelle due velocità su strade urbane, che dimostrano che le differenze di fatto sono nulle o minime, a seconda che gli spostamenti siano brevi o medi.

Il punto decisivo per i tempi di percorrenza è che, nelle strade urbane, la velocità di punta raramente influisce sulla durata dello spostamento: contano molto di più fattori come i continui ostacoli (incroci, semafori, precedenze, strisce pedonali, veicoli che svoltano o escono da un parcheggio, ecc.) e gli altri motivi (congestione, cantieri, ecc.) che tipicamente e inevitabilmente rallentano il traffico in città.

In altre parole, lo stile di guida tipico dei 50 km/h, fatto di grandi accelerate e continue frenate, crea pericolo, inquinamento e rumore, ma senza far guadagnare veramente tempo. Ti sarà capitato di essere sorpassato da un’altra auto a tutta velocità su una strada urbana, per poi ritrovarvi affiancati in coda al semaforo pochi metri dopo.

Circolando a velocità più costante a 30 km/h non cambia quindi il tempo che ci metti per andare al lavoro o a prendere tuo/a figlio/a, ma la qualità del tuo tragitto in auto e la sicurezza di tutti. Con pochi secondi in più, guidi in maniera più rilassata e puoi salvare la vita di una persona.

E’ possibile che all’inizio guidare a 30 km/h in città possa sembrarti difficile e innaturale, perché hai l’abitudine di guidare a velocità più elevate, ma non vi è alcuna impossibilità tecnica a guidare a 30 km/h, anche con le supercar più potenti.

D’altra parte, che sia materialmente possibile procedere a 30 km/h nella maggior parte delle strade urbane è dimostrato dalle decine di migliaia di guidatori di ogni tipo e marca di veicolo, non certo diversi da noi, che, dopo un periodo iniziale di adattamento, lo fanno normalmente ormai da anni nelle tante Città 30 nel mondo.

All’inizio per abituarsi, può essere utile avere in mente l’obiettivo di tenere una velocità costante, lasciar andare l’auto e frenare il meno possibile, anziché di accelerare e frenare spesso come tipicamente abbiamo fatto finora con gli stop-and-go tipici della guida a 50 km/h in città.

Dopo un po’ di tempo in cui ci farai caso, prendendo la nuova abitudine ti sembrerà naturale andare a 30 km/h e potrai anche sperimentare i benefici di una guida più fluida e confortevole, meno stressante grazie all’eliminazione delle continue accelerate e frenate.

Enrico Franceschini, il corrispondente di Repubblica da Londra, in un articolo del 14 gennaio 2023, ha dato anche qualche suggerimento pratico: “Il segreto, mi viene da dire dopo due anni di guida ai 30 all’ora, è non toccare l’acceleratore: metti la terza e tieni il gas talmente al minimo che ti pare di lasciare andare l’auto da sola. Ammetto che abituarsi è stata dura”.

Esistono ormai molte città dove è in vigore da tempo il limite massimo di velocità di 30 km/h (o 20 mph) e non ci sono evidenze o notizie che i conducenti delle moto non siano riusciti a rispettarlo.

D’altra parte, anche se magari non ci hai mai fatto caso, ma quando guidi una moto in città sono già molti i tratti e le situazioni del traffico in cui la velocità di crociera risulta per forza inferiore a 30 km/h, senza alcun problema di equilibrio: ad esempio quando procedi incolonnato nel traffico, quando piove, quando attraversi delle zone 30 già esistenti dotate di dossi e altri sistemi di rallentamento, non solo a Lecce.

E non solo in città, anche in coda in autostrada capita spesso di procedere a velocità inferiori, in caso di grande traffico o di scontri stradali che rallentano di molto la circolazione.

Così come in auto, tuttavia, è possibile che all’inizio anche guidare la moto a 30 km/h in città possa sembrarti difficile e innaturale, perché abbiamo l’abitudine di procedere a velocità più elevate: dopo un po’ di tempo in cui ci farai caso, prendendo la nuova abitudine diventerà più semplice.

La congestione e il traffico sulle strade non aumentano con l’introduzione del limite di velocità a 30 km/h, anzi.

Abbassare la velocità in città rende il traffico più fluido per almeno tre motivi.

  1. Il flusso delle auto che procede a velocità costante e uniforme a 30 km/h tra un semaforo e l’altro, diventa più omogeneo e scorrevole. Al contrario, raggiungere i 50 km/h dovendo fermarsi dopo poche centinaia di metri, tra accelerate e frenate brusche, favorisce il formarsi di code, non fa arrivare prima e non rende la circolazione più snella.
  2. Andando a una velocità più bassa, si riducono la distanza di sicurezza da rispettare e lo spazio effettivamente necessario per un veicolo in movimento: questo significa di fatto aumentare la capacità delle strade, solo utilizzandole meglio (oltre che in maggiore sicurezza), senza necessità di modifiche infrastrutturali.
  3. Nelle Città 30, la maggiore sicurezza delle strade invoglia le persone a utilizzare mezzi più leggeri e meno ingombranti per spostarsi in città: ogni persona in più che sceglie di fare alcuni suoi spostamenti a piedi e in bici, è un’auto in meno per strada e dunque meno congestione.

Minore velocità porta meno stress alla guida e un traffico più fluido, a vantaggio di ciascuno/a di noi quando ha necessità di usare l’auto o la moto, e delle persone che per lavoro guidano mezzi di trasporto (autisti dei mezzi pubblici, tassisti, corrieri, artigiani, ecc.).

Non vi è ad oggi alcuna evidenza scientifica, o prova derivante dalle applicazioni pratiche dell’abbassamento del limite di velocità in tante Città 30 nel mondo, che dimostri il danneggiamento e/o un maggior grado di usura del motore di un’auto o dei suoi componenti, guidando normalmente a 30 km/h invece che a 50 km/h.

No, per diverse ragioni relative alla sicurezza stradale, al traffico e all’accessibilità della città.

Tantissimi morti e feriti per incidenti stradali, oltre il 75% complessivamente in Italia secondo i dati ISTAT, sono conducenti di veicoli a motore: aumentare la sicurezza stradale grazie ai 30 km/h in città serve a salvare le vite di tutti, certo degli utenti più vulnerabili come pedoni e ciclisti spesso citati quando si parla di Città 30, ma naturalmente anche dei guidatori di auto, moto, furgoni, camion, ecc.

Rendere più fluido il traffico con la Città 30 agevola ciascuno/a di noi quando ha necessità di usare l’auto (ad esempio nei casi in cui deve trasportare persone anziane o con disabilità, caricare cose ingombranti o pesanti, percorrere lunghe distanze, ecc.), rendendo le strade, oltre che più sicure, anche meno congestionate e meno stressanti. I 30 km/h creano infatti condizioni di maggiore scorrevolezza a velocità costante, senza peggiorare i tempi di percorrenza, e, offrendo più sicurezza, progressivamente fanno crescere la quota di persone che si spostano a piedi, in bici e coi mezzi pubblici e riducono così il numero di auto in circolazione.

La Città 30, ancora, non è contro chi si muove in auto e in moto perché tutta la rete stradale primaria resta in ogni caso a 50 km/h. E infine perché, a differenza di provvedimenti più classici come le ZTL e le aree pedonali, la Città 30 non impedisce di usare il proprio mezzo privato per recarsi in determinate parti delle città, ma semplicemente chiede di guidare a una velocità sicura per tutti, senza nessun peggioramento dei tempi di percorrenza.

No, per diverse ragioni relative alla sicurezza stradale, alla qualità dell’aria e all’accessibilità della città.

Tanti morti e feriti in incidenti stradali sono persone che stavano semplicemente andando a lavorare, oppure che per lavoro guidano auto, furgoni, camion, ecc.: aumentare la sicurezza stradale grazie ai 30 km/h serve a salvare anche le loro vite in città. Pensa che in Italia il 60% degli infortuni mortali sul lavoro riconosciuti dall’INAIL sono in realtà incidenti stradali, di due tipologie: o cosiddetti “in itinere” (persone morte in incidenti stradali nel tragitto per andare da casa al lavoro), o durante il lavoro (persone morte in incidenti stradali mentre per lavoro erano alla guida di un mezzo di trasporto in circolazione sulla strada pubblica).

Analogamente, se con la Città 30 migliora la qualità dell’aria, questo va a vantaggio della salute dei guidatori professionali, che, lavorando in strade trafficate per molte ore ogni giorno, sono più esposti alle emissioni inquinanti.

Rendere più fluido il traffico con la Città 30, infine, aiuta chi guida per lavoro (che è cosa diversa da guidare per andare al lavoro) a farlo su strade, oltre che più sicure, anche meno congestionate e meno stressanti. I 30 km/h creano infatti condizioni di maggiore scorrevolezza a velocità costante, senza peggiorare i tempi di percorrenza, e, offrendo più sicurezza, progressivamente fanno crescere la quota di persone che si spostano a piedi, in bici e coi mezzi pubblici e riducono così il numero di auto in circolazione. Questo va a vantaggio soprattutto di chi deve guidare in strada per lavoro e spesso anche con tempi stringenti, come corrieri, manutentori, autisti dei bus, tassisti, ncc, ecc.

Sì, per essere efficace per la sicurezza stradale il nuovo limite di velocità si applica a tutti i veicoli, compresi motocicli, ciclomotori, biciclette (a propulsione muscolare e a pedalata assistita), monopattini elettrici.

Per la maggior parte dei tragitti compiuti dai leccesi questa affermazione era vera anche prima della prospettiva dell’introduzione della Città 30.

I viaggi in auto dentro Lecce, infatti, per la gran parte riguardano percorsi non superiori ai 2,5 km: si tratta di distanze facilmente percorribili con modalità alternative all’auto, come camminare o muoversi in bici, tanto più se a pedalata assistita. Certo non per tutte, ma comunque per molte persone.

Per questo, essendo la paura di incidenti ad oggi il principale ostacolo a un maggiore sviluppo della mobilità attiva, crediamo che con le migliori condizioni di sicurezza stradale che si potrebbero creare a Lecce con Città 30 possa aumentare il numero di persone che scelgono di usare i piedi, la bicicletta e i mezzi pubblici. Non solo e non tanto per una questione di sostenibilità ambientale, quanto proprio di praticità, rapidità ed efficienza dei propri spostamenti.

Riducendo la velocità dei veicoli a motore si rendono le strade più sicure sia per i guidatori, sia per gli utenti più vulnerabili della strada, cioè chi si sposta con forme di mobilità attiva (pedoni, ciclisti). A fronte di una maggior sicurezza, aumenterà anche la quota di persone che, potendolo fare e sentendosi più tranquille in strada grazie ai 30 km/h, sceglieranno di privilegiare gli spostamenti a piedi e in bicicletta invece che con l’auto.

Questa affermazione è realtà nelle tante città europee già diventate Città 30. Nella Città 30 inoltre è più sicuro per le bambine e i bambini poter andare a scuola camminando da sole e da soli, con molteplici benefici anche per lo sviluppo dell’autonomia e la conoscenza del quartiere in cui vivono.

Trasporti pubblici

Sì, per essere efficace per la sicurezza stradale il nuovo limite di velocità si applica a tutti i veicoli, compresi i mezzi del trasporto pubblico di linea (bus) e non di linea (taxi e ncc).

In particolare, gli autobus, per le loro caratteristiche di dimensione e massa, sono mezzi che in caso di incidente a velocità elevata possono provocare danni più gravi, rispetto alle auto, ad altri utenti della strada, oltre che ai conducenti e ai passeggeri trasportati.

Tra l’altro queste categorie di veicoli, che stanno per lo più in movimento a differenza delle auto private parcheggiate per il 95% del tempo, sono in generale le prime a beneficiare del traffico più fluido e meno congestionato che si viene a creare con la trasformazione in Città 30.

L’abbassamento del limite di velocità da 50 km/h a 30 km/h, anche sulla base degli studi e dei dati provenienti dal monitoraggio dei bus in altre Città 30 europee, non modifica in modo significativo i tempi di viaggio previsti dei mezzi pubblici.

Questo è dovuto a diverse ragioni:

  • i tempi di percorrenza dei trasporti pubblici di linea (bus) e non di linea (taxi e ncc) sono influenzati molto più dagli ostacoli della circolazione in città (ritardi agli incroci semaforizzati, sosta in doppia fila, fermate, ecc.) e, soprattutto, dall’interferenza del traffico privato (congestione veicolare), che dalle velocità massime;
  • tutta la rete stradale primaria, cioè quelle strade in cui anche prima della Città 30 i mezzi pubblici di solito riuscivano effettivamente a raggiungere velocità più elevate dei 30 km/h in modo costante, resta comunque con il limite di 50 km/h;
  • la velocità commerciale dei mezzi pubblici era già in precedenza meno della metà di 30 km/h.

Per favorire il trasporto pubblico, i Comuni in cui è stata realizzata una Città 30, spesso hanno potenziato la preferenziazione semaforica per i mezzi pubblici, con l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa ai semafori, dando una maggiore precedenza al verde per i bus. Hanno inoltre aumentato le corsie preferenziali e apportato altre modifiche migliorative al servizio pubblico.

Più in generale, la diminuzione dei picchi di velocità verrà compensata da un traffico che diventerà progressivamente più fluido. Inoltre, nel medio periodo potrebbero generarsi maggiori benefici dovuti alle persone che – a fronte di strade più sicure con la Città 30 – sceglieranno di spostarsi a piedi, in bici o con gli stessi mezzi pubblici invece che con l’auto, andando a ridurre la congestione del traffico a vantaggio di bus, taxi e ncc.

Così come avviene anche nelle città e nelle strade dove è in vigore il limite massimo a 50 km/h, anche nella Città 30 naturalmente i veicoli – come ad esempio le auto delle forze dell’ordine, le ambulanze, i mezzi dei vigili del fuoco e della protezione civile – impegnati in servizi urgenti non sono tenuti al rispetto delle norme di comportamento e delle prescrizioni della segnaletica stradale, compresi i limiti di velocità, stabiliti dal codice della strada o dai provvedimenti assunti in sua applicazione.

In termini più generali, strade meno congestionate da veicoli privati grazie alla trasformazione della Città 30 potrebbero, peraltro, proprio facilitare la tempestività nello svolgimento di servizi pubblici di emergenza e di soccorso.

Migliorare e potenziare il trasporto pubblico su gomma e su ferro è senza dubbio importante, in generale e anche per supportare la Città 30, che, oltre all’obiettivo primario della sicurezza stradale, mira a promuovere una mobilità più sostenibile a Modena.

In ogni caso la Città 30, a differenza di provvedimenti più classici come le ZTL e le aree pedonali, non impedisce di continuare a usare la propria auto o moto per circolare in città, ma semplicemente chiede di farlo a una velocità più sicura per tutti.

Controlli e multe

La Città 30 è un piano per la sicurezza stradale e la vivibilità degli spazi pubblici che auspichiamo per Lecce: ha come obiettivo salvare vite umane e ridurre i feriti gravi a causa degli incidenti, non ‘fare cassa’. I controlli e le eventuali sanzioni servono semplicemente a sensibilizzare le persone e a fare in modo che il nuovo limite di velocità venga applicato e rispettato, per evitare che i guidatori mettano in pericolo l’incolumità propria e degli altri utenti della strada. Siamo convinti, tra l’altro, che per favorire l’adesione al nuovo limite di velocità saranno molto importanti, a parte i controlli, anche il ridisegno progressivo delle strade e le campagne di comunicazione ed educazione.

Uno degli obiettivi della Città 30 è zero morti in strada e zero multe: rispettando le regole, non ci sono sanzioni e si salvano vite umane. Quello che ci sta a cuore è azzerare i morti sulle strade della nostra città: a Lecce solo nel 2023 hanno perso la vita 7 persone, negli ultimi dieci anni, dal 2014 al 2023, si è registra una media di 4 morti all’anno e 416 feriti, e questi sono numeri inaccettabili. Comprendere il motivo per cui ridurre la velocità a 30 km/h va a vantaggio di tutti è fondamentale per scegliere di rispettare il limite e non essere multati.

Va anche ricordato che per legge gli introiti delle sanzioni per violazioni del codice della strada sono vincolate in gran parte – al 100% in caso di multe per eccesso di velocità – a investimenti per la sicurezza stradale.

Sì, in base al codice della strada, per la violazione dei limiti di velocità accertata con strumenti elettronici, viene applicato un margine di tolleranza del 5%, con un minimo di 5 km/h.

Quindi la sanzione scatta dai 36 km/h nelle strade in cui il limite è dei 30 km/h e dai 56 km/h nelle strade in cui il limite è dei 50 km/h.

No. Il codice della strada prevede la sospensione (e non il ritiro) della patente, già tenuto conto anche del margine di tolleranza, in questi casi:

  • da 1 a 3 mesi, per chi circola tra 41 e 60 km/h oltre il limite, che significa per chi va a una velocità compresa tra i 76 km/h e i 95 km/h nelle strade con limite dei 30 km/h
  • da 6 a 12 mesi, per chi circola oltre 60 km/h in più del limite, che significa per chi va a una velocità dai 96 km/h in su nelle strade con limite dei 30 km/h.

Va ricordato che una persona investita a 30 km/h ha 8 probabilità su 10 di salvarsi, a 50 km/h soltanto 1 su 10.

Eventuali modifiche al codice della strada, che introducano novità a queste norme attualmente in vigore, sono di competenza del Governo e del Parlamento.

In termini più generali, strade meno congestionate da veicoli privati grazie alla trasformazione della Città 30 potrebbero, peraltro, proprio facilitare la tempestività nello svolgimento di servizi pubblici di emergenza e di soccorso.

Inquinamento e rumore

Non in città, anzi.

C’è spesso l’idea che andare più piano aumenti l’inquinamento atmosferico causato dal traffico, per il rallentamento in quanto tale (la Città 30 in verità comporta solo l’eliminazione dei picchi di velocità), o come conseguenza di un presunto aumento dei tempi di percorrenza o della congestione stradale (che gli studi e i dati reali dimostrano invece non verificarsi con il limite dei 30 km/h).

In realtà, i fattori che peggiorano l’inquinamento sono le numerose accelerazioni seguite da decelerazioni improvvise, tipiche degli stop-and-go a cui i 50 km/h costringono i guidatori sulle strade urbane, a causa dei continui e inevitabili ostacoli del traffico in città.

La Città 30 incoraggia l’adozione di uno stile di guida più efficiente, più fluido e meno a scatti, che riduce non solo i pericoli per la sicurezza stradale, ma anche il consumo di carburante e i gas inquinanti emessi dai veicoli a motore.

A 30 km/h, infatti, in città le auto tendono a muoversi a velocità più costante, con conseguente calo delle emissioni inquinanti grazie alla riduzione delle:

  • accelerazioni, a cui sono associati i maggiori picchi di emissioni di scarico dei veicoli con motore a combustione interna
  • frenate, che producono emissioni di polveri sottili a causa dell’usura dei freni e dell’attrito degli pneumatici sulla strada.

Gli studi tradizionali secondo cui velocità superiori sono più efficienti dal punto di vista ambientale e dei consumi, si basano spesso su prove di laboratorio o in strada a velocità costanti, pensabili in autostrada, ma impossibili in città. Le ricerche più recenti, condotte in condizioni di guida reale nel traffico urbano, dimostrano invece una diminuzione dello smog a 30 km/h rispetto a 50 km/h.

La Città 30, oltre a questi benefici diretti, nel medio periodo ha anche un effetto positivo più “di sistema” sull’inquinamento. Strade più sicure grazie alla velocità più bassa sono il maggiore incentivo per le persone a passare dall’uso dei veicoli a motore a modi attivi di spostarsi, a piedi e in bicicletta. Meno auto in circolazione e meno chilometri percorsi in auto in città significa una riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti, nonché benefici per la salute più ampi derivanti dall’aumento dell’attività fisica.

Per approfondimenti:

No, anzi tendono a ridursi.

Il consumo di carburante infatti è influenzato principalmente dal modo in cui guidiamo, soprattutto in città. Andare a una velocità costante è meglio che fermarsi e ripartire continuamente: accelerare fino a 50 km/h può richiedere fino al doppio dell’energia, rispetto a 30 km/h. Più sono intense e frequenti le accelerate, come accade tipicamente tentando di procedere a 50 km/h nel traffico urbano, meno i consumi energetici dell’auto sono efficienti. Uno stile di guida più regolare che evita i picchi di velocità, che è l’obiettivo della Città 30 anche dal punto di vista della sicurezza stradale, può aiutare a eliminare accelerazioni e rallentamenti inutili e in questo modo far risparmiare carburante a parità di distanza percorsa.

Anche i dati reali di alcuni test su strada, come quelli eseguiti dai collaudatori della rivista automobilistica “alVolante”, confermano che i consumi di carburante, nel ciclo reale del traffico urbano, a 30 km/h non solo non aumentano, ma anzi si riducono: tra il 3% e l’8% a seconda del tipo di alimentazione, facendo bene sia all’ambiente che al nostro portafoglio quando ci muoviamo in auto.

Le auto elettriche contribuiscono in modo importante a ridurre l’emissione di gas serra e di smog, ma non possono essere da sole la soluzione per creare una città più vivibile e sostenibile.

Infatti, anche se le auto elettriche non emettono gas di scarico, generano comunque una quota non eliminabile di inquinamento, sotto forma di polveri sottili derivanti dal rotolamento delle gomme e dall’abrasione dei freni. Queste particelle, note come PM10 e PM2.5, sono particolarmente dannose per la salute umana e concorrono all’inquinamento atmosferico.

Inoltre, per quanto riguarda l’inquinamento acustico, l’Unione europea ha calcolato che, a velocità superiori ai 30 km/h, diventa predominante, rispetto a quello del motore, il rumore generato dal rotolamento delle gomme e dalla resistenza aerodinamica delle auto in quanto tali a prescindere dal tipo di alimentazione, riducendo così il vantaggio acustico proprio delle auto elettriche.

Va anche ricordato come la presenza di più auto elettriche, soprattutto in città, non necessariamente riduca la congestione del traffico: un numero elevato di veicoli, indipendentemente dalla loro fonte di energia, può contribuire a ingorghi e rallentamenti sulle strade, con conseguente aumento dell’inquinamento.

Il rumore del traffico motorizzato è riconosciuto come la principale causa di inquinamento acustico in città. E la velocità dei veicoli, con le conseguenti frenate e accelerate tanto più è alta, condiziona in modo sostanziale il livello di rumore emesso.

Ridurre la velocità dei veicoli a motore di 20 km/h consente di dimezzare il rumore (questo in termini tecnici equivale a una riduzione di circa 3 decibel) in prossimità delle corsie di marcia, con un forte beneficio in termini di salute e benessere psico-fisico per le persone che abitano, lavorano o vanno a studiare negli edifici ai lati delle strade che attraversano i quartieri più densamente popolati della città.

Meno rumore grazie a meno velocità significa anche dare più spazio ad altri suoni della città, ad esempio consentire alle persone di parlare per strada senza il frastuono del traffico, o di sentire i suoni naturali. E anche più semplicemente di godere di maggiore silenzio nelle ore notturne.

Spazio pubblico

La strada è di tutti! Lo dice Anche l’art. 2 del codice della strada, secondo cui “si definisce ‘strada’ l’area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali”.

Non a caso il logo del progetto Lecce Città 30 contiene le parole “Una città per tutt*”: obiettivo della Città 30, oltre alla sicurezza stradale, è anche facilitare la riscoperta e la riappropriazione della strada da parte delle persone come luogo pubblico, sicuro, vivibile e rendere la città più inclusiva, offrendo un più alto livello di sicurezza alla mobilità dei soggetti fragili.

Città 30 significa redistribuire lo spazio pubblico, che in città è una risorsa limitata, in modo più equo tra i diversi utenti della strada, ovvero aumentare quello a disposizione delle persone nei quartieri, riducendo un po’ quello destinato al trasporto veicolare.

Città 30 significa ampliare i percorsi e gli spazi destinati alla mobilità leggera e all’ambiente: manutenere e allargare i marciapiedi, creare nuove isole pedonali e piazze scolastiche (zone quiete), realizzare piste e corsie ciclabili, desigillare l’asfalto e aumentare il verde.

Città 30 significa diversificare gli usi dello spazio pubblico, per favorire il ritorno della vita della comunità nelle strade: spazi non più solo di circolazione e parcheggio dei veicoli a motore, ma anche di incontro e socialità, cultura, commercio, gioco, attività motoria e sportiva, ecc.

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